Stanno arrivando gli avvisi di pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARI)

Stanno arrivando gli avvisi di pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARI)
Agosto 17 23:16 2016 Stampa articolo

Il costo dell’asporto rifiuti, purtroppo, ha assunto dimensioni molto preoccupanti: l’ultimo dato disponibile ci dice che le famiglie e le imprese italiane pagano quasi 8,8 miliardi di euro l’anno.

Sebbene la produzione dei rifiuti abbia subito in questi ultimi anni una contrazione molto significativa e l’incidenza della raccolta differenziata sia aumentata notevolmente, le famiglie e le aziende sono state costrette a pagare di più, nonostante la qualità del servizio non abbia registrato alcun miglioramento.

Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le novità che hanno riguardato il prelievo dei rifiuti: si è passati dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) alla Tia (Tariffa di igiene ambientale); nel 2013 ha fatto il suo debutto la Tares (Tassa rifiuti e servizi) e dal 2014, infine, tutti i Comuni applicano la Tari (Tassa rifiuti).

Quest’ultima tassa si basa sul principio comunitario di “chi inquina paga”, confermando il legame tra la produzione dei rifiuti e l’ammontare del tributo. Rispetto alla Tarsu, le successive forme di prelievo sono andate nella direzione di coprire integralmente il costo del servizio. Con la Tia questa previsione era stata prorogata e mitigata, mentre con la Tares prima e la Tari poi, questa prescrizione l’hanno resa operativa.

L’applicazione di questo principio si è tradotto in un forte incremento dei costi per gli utenti.

Con l’introduzione della Tari è stato ulteriormente confermato l’assunto che il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie i rifiuti dev’essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento del tributo. E il problema, purtroppo, sta proprio in questo principio. Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia in diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in alcuni casi sono del tutto ingiustificati.

Proprio per evitare che il costo di possibili inefficienze gestionali si scarichi sui cittadini, la Legge di Stabilità 2014 aveva previsto che, dal 2016, la determinazione delle tariffe avvenisse sulla base dei fabbisogni standard. L’ultima Legge di Stabilità, però, ha prorogato tale disposizione al 2018. Pertanto, bisognerà attendere ancora un po’ affinché le tariffe coprano solo il costo del servizio determinato dai costi standard di riferimento.

Ritornando alla realtà locale, in passato abbiamo sostenuto che anche nel riminese le amministrazioni comunali seguano la strada dei forlivesi per rompere il monopolio del rifiuto di HERA.

Occorre che anche i comuni del Riminese prendano spunto da questa soluzione dei vicini forlivesi, non per fare gli imprenditori ma di appropriarsi della fase di raccolta differenziata e del recupero (vetro, carta, plastica, ecc.) e poi provvedere alla vendita diretta ai consorzi preposti al riciclo del prodotto, ricavandone un tesoretto senza l’intermediazione del gestore; con tutto questo si ha un ritorno economico in bolletta ai cittadini e di fatto porta alla riduzione del rifiuto indifferenziato che ha un costo nello smaltimento.

Da ricerche sembra che la gestione diretta comporti un minore costo che si aggira al 20-25% con un beneficio immediato sul costo della tariffa sul rifiuto.

Ma verifichiamo che per il momento manca la volontà e il coraggio di staccarsi da HERA da parte dei nostri amministratori comunali. Quando lo troveranno? Intanto pantalone paga, paga, paga  …..

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